Il Matri-archivio del Mediterraneo ama pensare ai tre sensi di una archiviazione decostruttiva, il ‘constativo’, il ‘perfomativo’ e la produzione dell’’evento’.
Esso non vuole venir meno alla febbre dell’archivio, alla funzione constativa della conservazione – la registrazione di ciò che esiste, e che va protetto e conservato; vuole però affiancarvi una forte vocazione performativa. Il sapere che il Matri-archivio conserva e produce non è statico: intervenendo nella consegna stessa, esso si apre alla performatività delle produzioni artistiche femminili che esistono solo e sempre in sviluppo, nel loro farsi, in progress, in process, in divenire. E ancora, e forse ancor di più, la passione del Matri-archivio del Mediterraneo, oltre alla funzione constativa e proprio dall’interno della performance, si rivolge all’evento, l’inaspettato, l’imprevisto, l’inaudito, a cui ogni archivio del futuro esporrebbe: l’infinita apertura, la metamorfosi incessante, la partecipazione – individuale e collettiva, singolare e metonimica – che l’archiviazione digitale offre alle artiste che vorranno esserne ospitate, così accogliendo, conservando, e rilanciando le condizioni dell’ à-venir, il futuro, ciò che accade senza orizzonte di aspettativa, di anticipazione e/o di previsione, che solo esiste nella chance della resistenza a ogni achiviazione: l’evento.
Il Matri-archivio del Mediterraneo interpella il materno nella fluidità del ventre marino; tra acque agitate, sullo sfondo di scenari naturali, il suo arkē è la vastità delle cave, dei cieli e delle terre che ne popolano l’universo acquatico; sospinta dai palpiti e dai respiri dei venti che spaziano nei suoi bacini, esso ibrida e confonde le lingue; la sua fede sta nella creazione, nell’invenzione, nell’immaginazione che celebra l’amore delle donne, il desiderio di ospitarne l’arte, per dire e tramandare il suo ‘vieni’ all’evento…
Viens, viens… Ospite, guest/host, soltanto con il dono delle tue ‘opere’, il Matri-archivio vive e vivrà…
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